''L'elevata
sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l'Italia uno dei
Paesi più vecchi al mondo''. Lo afferma l'Istat spiegando che l'indice
di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l'Italia al
secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è
di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.
I disoccupati durante la crisi, tra il 2008 e il 2012, sono aumentati di
oltre un milione. E' quanto emerge dalle tabelle contenute
nell'Annuario statistico dell'Istat. Nel dettaglio le persone in cerca
di lavoro sono salite di 1 milione 52 mila nel giro di quattro anni.
Più di 73mila famiglie in Italia non vivono sotto un vero tetto, ma in
baracche, roulotte e tende. Un fenomeno che e' sempre più diffuso, visto
che 10 anni fa in questa condizione erano in 23.336, meno di un terzo
delle attuali cifre. Le famiglie che vivono in alloggi di fortuna sono
concentrate soprattutto nelle regioni del Centro, secondo i dati
raccolti dal Censimento del 2011 e allegati all'annuario statistico
dell'Istat.
Negli ultimi 10 anni è triplicato il numero degli stranieri che vive in
Italia: se nel 2001 erano più di 1.300.000, al censimento del 2011 ne
sono stati registrati 4.029.145. Circa 2 stranieri su 3 - rivela
l'annuario statistico Istat- risiedono nell'Italia settentrionale e il
35,4% si concentra in particolare nel Nord-ovest. Poco meno della metà
dei cittadini stranieri ha stabilito la sua dimora in Comuni
piccoli,fino a 20mila abitanti; appena poco più di un quarto in città
con più di 100mila abitanti. Il 32,9% ha meno di 25 anni, solo il 2,3%
ha più di 65 anni e il rapporto tra bambini e anziani è di 4 a uno.
Maternità sempre più posticipata e poco più di un figlio a donna: con
un numero medio di bambini a donna pari a 1,39, in calo nel 2011
rispetto all'anno precedente (1,41), ''nell'Unione europea a 15 Paesi
l'Italia si colloca al quinto posto per bassa fecondità''. L'età media
del parto è cresciuta a 31,4 anni, tra le più alte in Europa. Le mamme
italiane in questo sono seconde (ma per un soffio) solo a quelle
irlandesi e spagnole dove la maternità arriva a 31,5 anni.
Dopo quattro anni di calo, torna a crescere il numero di matrimoni: nel
2012 ne sono stati celebrati 210.082, contro i 204.830 del 2011. Il
tasso di nuzialità, al 3,5 per mille, resta però tra i più bassi
d'Europa. Chi si sposa - riferisce l'Istat - continua a farlo di più in
Chiesa (58,8%) rispetto al rito civile ma i matrimoni religiosi sono in
calo: nel 2012 ne sono stati celebrati 123.428, oltre mille in meno
rispetto all'anno precedente. Il Sud si conferma l'area del Paese dove
ci sono più matrimoni e tre su quattro sono celebrati in Chiesa.
Ogni 1000 nuovi matrimoni ce ne sono altri 500 che falliscono: 182
finiscono con il divorzio, 312 con la separazione. Ma sull'assegnazione
dei figli minori non si litiga più: 9 volte su 10, in caso di
separazione, si ricorre all'affido condiviso; appena un po' di meno (8
volte su 10), nelle ipotesi di divorzio. A segnalare la tendenza è
l'Istat nel suo annuario statistico. Nel 2011 le separazioni hanno
subito un ulteriore incremento (+0,7% per un totale di 88.787
procedimenti); ma c'è stata una parallela contrazione dei divorzi
(-0,7%, pari a 53.806). I figli minori coinvolti sono stati 67.713 nelle
separazioni e 25.212 nei divorzi.
Il telefono cellulare è un bene a disposizione ormai di tutti: il 90,1%
delle famiglie ne ha almeno uno. Ma anche i personal computer sono
sempre più diffusi: sono nel 57,4% delle case, di più rispetto invece ad
altri 'accessori' che rendono la vita più facile, come la lavastoviglie
(il 46,6% delle famiglie ne possiede una) o i condizionatori (34,8%).
Lo rileva l'Istat sottolineando che ''nel 2012 prosegue il processo di
diffusione di alcuni beni durevoli''.
Ormai 6 case su dieci in Italia sono 'connesse' al web. Nel 2013 infatti
aumenta rispetto all'anno precedente la quota di famiglie che ha un
accesso ad Internet dalla propria abitazione, dal 55,5% al 60,7%, e un
personal computer, dal 59,3% al 62,8%. Lo rileva l'Istat. Ecco che,
aggiunge l'Istituto, se si esclude il telefono cellulare, presente nel
93,1% delle famiglie, tra gli oggetti 'tecnologici' più diffusi nelle
abitazioni degli italiani compaiono il pc (62,8%), il lettore dvd-blu
ray (53,8%) e la macchina fotografica digitale (53,4%). Alta, sottolinea
l'Istat, è anche la percentuale delle famiglie che possiede un
cellulare abilitato alla connessione Internet (43,9%). Meno diffusi sono
invece l'antenna parabolica (33,3%), il lettore Mp3/Mp4 (30,4%), la
videocamera (27,2%), la console per videogiochi (20,2%) e il lettore di
e-book (5,4%). Tornando al web, dei 15 milioni e 138 mila di famiglie
che possiedono un collegamento alla rete da casa ben 14 milioni e 893
mila, la quasi totalità, ha una connessione a banda larga.
E' invariato nel 2013 il numero degli italiani che guarda la tv, mentre
si accentua la flessione dei lettori di quotidiani e di libri. Cresce
l'uso del personal computer. E' quanto emerge dall'annuario Istat 2013.
Guardare la tv è un'abitudine consolidata fra la popolazione di 3 anni e
più: il 92,3 per cento delle persone la guardano e tra questi l'89,7%
per cento lo fa con frequenza giornaliera. L'ascolto della radio è,
invece, meno diffuso: il 57,3% delle persone di 3 anni e più seguono le
trasmissioni radiofoniche, di cui il 59,3% quotidianamente. Nel 2013 la
quota degli spettatori televisivi è sostanzialmente inalterata rispetto
all'anno precedente, mentre il pubblico della radio è in leggera
flessione. Il 49,4% delle persone di 6 anni e più legge quotidiani
almeno una volta alla settimana. Le persone che leggono i quotidiani 5 o
più volte la settimana sono il 36,2% del totale dei lettori. Rispetto
agli anni scorsi si accentua la flessione della lettura di quotidiani
(quasi meno tre punti percentuali nel 2013 rispetto all'anno
precedente). La popolazione di 6 anni e più che nel 2013 si è dedicata
alla lettura di libri negli ultimi 12 mesi è pari al 43%, con una
flessione del 3% rispetto al 2012. A leggere libri sono più le donne
degli uomini, le quote più alte di lettori (oltre il 50%) si trovano
nella fascia tra i 6 e i 17 anni. Si legge più al Nord (50,6%), che al
Centro (46,8%) e al Sud (30,7%). Nel 2013 il 54,3% della popolazione di 3
anni e più dichiara di utilizzare il personal computer e il 54,8% di
quella di 6 anni e più dichiara di fare uso di Internet. Il Mezzogiorno
continua a rimanere indietro, anche se il gap con il Nord sta
gradualmente diminuendo. Nel confronto temporale l'uso del personal
computer mostra una crescita rispetto al 2012: si passa dal 52,3% al
54,3% della popolazione considerata.
Continua in Italia il trend negativo delle immatricolazioni cominciato
nel 2004, ma aumentano le persone che riescono a laurearsi: è la
situazione universitaria "fotografata" dall'Istat nel suo Annuario
statistico 2013, che fa riferimento all'anno accademico 2011-2012. I
giovani iscritti per la prima volta sono quasi 279 mila, 9.400 circa in
meno rispetto all'anno precedente. La popolazione universitaria è
composta da 1.751.192 studenti, -1,7% rispetto all'anno precedente, con
una partecipazione agli studi particolarmente alta in Molise, Abruzzo e
Basilicata. A proseguire gli studi sono soprattutto i diplomati dei
licei rispetto a quelli degli istituti tecnici o professionali. Nel 2011
circa 299 mila studenti hanno conseguito una laurea o un diploma
universitario, +3,4% rispetto all'anno precedente, interrompendo così
una tendenza decrescente iniziata nel 2006. Le donne sono più propense a
proseguire gli studi oltre la secondaria (le diplomate che si iscrivono
a un corso universitario sono 64 su 100 contro 52 maschi) ma anche a
laurearsi (39,8% consegue la laurea contro il 26,6% dei maschi). Nel
2011, infine, il 48,8% dei diplomati del 2007 svolge un'attività
lavorativa, il 16,2% è in cerca di occupazione e il 31,5% impegnato
esclusivamente negli studi universitari. A 4 anni dalla laurea, invece,
lavora il 69,4% dei laureati in corsi a ciclo unico, il 69,3% di quelli
laureati nei corsi triennali e l'82,1% di quelli che hanno completato i
corsi biennali.
Dal pronto soccorso alla posta, nel 2013 gli italiani continuano a
segnalare difficoltà nell'accesso ai servizi. Lo rileva l'Istat
spiegando che il 51,1% delle famiglie ha registrato difficoltà con il
pronto soccorso, il 33,9% con le forze dell'ordine, il 32,6% con gli
uffici comunali, il 27,2% con i supermercati e il 24,2% con gli uffici
postali. Le disfunzioni continuano a sentirsi di più al Sud che al Nord.
''Nella fornitura dei servizi - si legge nell'annuario statistico -
tempi di attesa oltre i 20 minuti sono dichiarati da sei cittadini su
dieci (60,4%) per ritirare la pensione presso gli uffici postali, da uno
su due (52,5%) per fare un versamento in conto corrente o per le
prestazioni delle Asl (49,7%)''.
''Il sistema pensionistico italiano è in solido equilibrio. Forse è il più affidabile sistema pensionistico in Europa''.
Lo ha dichiarato Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps, su
Tgcom24. ''L'Inps è solida e le risorse per pagare le pensioni si sono e
ci saranno sempre - ha detto-. Il problema sono i giovani che non
lavorano, il Paese deve crescere e aumentare i posti di lavoro per il
pagamento delle pensioni future. Ci devono essere inoltre delle misure
di sostegno al reddito quando si perde il lavoro".
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